BIOGRAFIE

aRTISTI STORICI

RECENSIONI/BIOGRAFIE

HENRI MATISSE

Nascita: 31 dicembre 1869, Le Cateau-Cambrésis 

Morte: 3 novembre 1954, Nizza


Dominatore dell’arte nella prima metà del XX secolo, Henri Matisse è stato un pittore eccentrico con una vastissima produzione che ha influenzato artisti di varie tendenze e generazioni, fino all’astrattismo americano. 

La carriera artistica di Matisse è stata lunga e varia e copre molti diversi stili di pittura, dall’impressionismo alla più recente pittura astratta. In Costa Azzurra si concentrò sui riflessi e il colore sensuale di questi luoghi e quì ha ultimato alcuni dei suoi dipinti più toccanti.

In ogni fase della sua evoluzione artistica Matisse ha sviluppato una immensa e geniale creatività, anche se non può essere etichettato per l’appartenenza ad un unico particolare movimento artistico. Pittore, scultore, incisore, designer tessile e creatore di Collages, Matisse, anche se non ha mai abbracciato l’astrattismo nella sua totalità, ne è stato decisamente il precursore.

Ha cercato all’infinito la perfetta armonia tra forma e colore fino alla fine dei suoi giorni. Era costantemente un border line che percepiva gli umori della successiva corrente artistica. 

Matisse ha sempre evocato la luminosità e la gioia con le soluzioni più semplici, emanando dai suoi lavori un’energia vitale ben palesata in un’abbondanza di motivi e stili artistici: nudi, paesaggi idilliaci, tessuti colorati, tappeti in stoffa e naturalmente i suoi celebri collages/ritagli. 

BIOGRAFIA

Matisse da giovane

Henri Matisse (1869 – 1954), pittore esponente principale del movimento dei Fauves, nasce a Le Cateau-Cambrésis nel nord della Francia. Pur avendo vissuto uno dei periodi più tragici della nostra storia con il secondo conflitto mondiale, nella sua opera non si riscontrano le tracce del dolore, delle angosce e dei contrasti del nostro tempo. I suoi dipinti sono un mondo a parte, nella sua spensierata tavolozza si rintracciano il conforto, l’armonia, la conciliazione, la fiducia, la luce e l’infinito arcobaleno del colore.  

Non contento dei suoi studi liceali e giuridici, appena adulto egli comincia a interessarsi al mondo dell’arte, a cui si dedica con smisurato slancio, che accresce persino più attivamente dal 1890.

La scoperta di Matisse della sua vera passione, la pittura, è nata in un modo insolito a seguito di un attacco di appendicite che lo costrinse per molto tempo a letto. Ha iniziato a dipingere nel 1889. “Dal momento in cui ho tenuto la scatola di colori nelle mie mani, sapevo che questa era la mia vita. Mi sono buttato dentro come una bestia che precipita verso la cosa che ama”.

La madre di Matisse è stata la prima a consigliare al figlio di non accettare le “regole dell’arte”, ma piuttosto ascoltare le proprie emozioni. Matisse era intensamente preso dai suoi studi sull’arte; ha avvertito la sua fidanzata, Amélie Parayre, che avrebbe poi sposato: “Ti amo teneramente, signorina, ma io amo di più dipingere.” Matisse aveva scoperto “una specie di paradiso“ come poi ha descritto.

All’età di 22 anni abbandona la carriera giuridica e s’iscrive all’Accademia Julian

“Adolphe William Bouguereau”. A Parigi Matisse studiò arte all’Académie Julian, divenendo studente di William-Adolphe Bouguereau da cui ha imparato le lezioni fondamentali della pittura classica. Dopo un anno scoraggiante, lasciò disgustato per lo stile eccessivamente pedante dell’insegnamento.

Da quel momento, la sua è stata una continua e vasta esplorazione artistica: pittura, disegno, scultura, arti grafiche (incisioni, litografie e acquetinte), ritagli di carta e anche illustrazione di libri. Essenzialmente mirati sul personaggio femminile, i suoi vari soggetti variavano frequentemente dai paesaggi ai ritratti, dalle nature morte, agli studi di interni e alle sculture. 

LA FORMAZIONE

Successivamente ha lavorato con Gustave Moreau, artista con proiezioni moderniste. Matisse ha iniziato a dipingere nature morte e paesaggi in stile fiammingo e nella prima parte della sua attività adopera una tavolozza ombrosa. Chardin è stato uno dei suoi pittori più seguiti avendone ammirato quattro nature morte al Louvre.

Influenzato dalle opere dei post-impressionisti Paul Cézanne, Gauguin, Van Gogh e Signac, ma anche dall’arte giapponese, Matisse trasformò il colore nell’elemento risolutivo dei suoi quadri. Ha detto: “Nell’arte moderna, è sicuramente a Cézanne che devo di più.” 

Matisse sviluppa velocemente e radicalmente il proprio stile, con repentine

incursioni tra cubismo ed espressionismo confrontandosi con altri giganti

come Chagall, Picasso e Kirchner per finire con la marcata influenza delle opere astratte di artisti come Mondrian, Malevic e Rothko.

Folgorato dalla luce della Costa Azzurra, Matisse riscopre Dominique Ingres e Auguste Renoir. Le figure che rappresenta sono sdraiate, sensuali, quasi esotiche, spesso nude, en plein air.

Tra la fine degli anni Trenta e l’inizio dei Quaranta, realizza le illustrazioni per le poesie di Stéphane Mallarmé, e riceve l’incarico di decorare la Barnes Foundation negli Stati Uniti con il famoso trittico della Danse. Di qui un altro, nuovo, cambiamento e una nuova Musa. È la russa Lydia Delectorskaya, sublimata in capolavori con ninfe nei boschi o bucoliche atmosfere.

I FAUVES

Matisse inizialmente è diventato famoso come fondatore del movimento dei Fauves (belve) di cui fu il massimo interprete. La loro prima esposizione suscitò un grandissimo scandalo tra il pubblico e la critica. Contemplando i quadri esposti nella sala,  il critico Louis Vauxcelles,  la definì cage aux fauves ovvero “la gabbia delle belve”. Erano pittori che tendevano ad abolire la prospettiva e il chiaroscuro, preferendo colori sgargianti pennellati con campiture aggressive, libere ed emotive. Le opere più famose di questo periodo furono Gioia di vivere, (1906) e La Danse (1910).

La brillantezza coloristica, vera impronta distintiva di questo movimento, simboleggiava una genuina «joie de vivre» che si manterrà ininterrotta per tutto l’iter creativo. Le loro tele si distinguevano per l’assoluta assenza delle gradazioni di colore, delle sfumature e dei volumi. Si ispirarono a Van Gogh e Gauguin e furono i primi ad essere attratti dall’arte africana. André Derain, Raoul Dufy, Van Dongen, Maurice de Vlamink, Georges Braque e Albert Marquet furono i protagonisti di questa nuova corrente. 

In quella fase per Matisse era dominante il “Colore puro”. Nelle sue tele gli interni d’atelier erano colmi di colori vivaci, acrobati, maschere, il tutto trattato con l’innovativa tecnica gouaches découpées, come nelle tavole di Jazz: le silhouette multicolore delle figure in movimento segneranno indelebilmente la storia dell’arte.

La citazione. “Quel che più mi interessa non è né la natura morta, né il paesaggio, ma la figura. La figura mi permette ben più degli altri temi di esprimere il sentimento, diciamo religioso, che ho della vita”, spiegava Henri Matisse nel 1908.

LA DANZA

Equilibrio ed Armonia 

L’universo danza coinvolge la creatività dell’artista. Nel 1920 progetta i costumi e le scene per Le Chant du rossignol con musiche di Stravinskij e con la coreografia di Léonide Massine. Con quest’ultimo Matisse opera a stretto e con Diaghilev intervenendo sull’armonia della danza e della musica con le sue forme, i  colori e la correlazione tra vuoti e pieni: “…i colori, che possono così danzare insieme senza demolire l’armonia del tutto”. Non è casuale che in una intervista del 1952 Matisse dichiarasse: “l’arabesco si organizza come una musica”.  La Danse, di cui l’artista fece due versioni, è l’opera celeberrima a livello mondiale che ha riassunto l’integrale poetica di Matisse. La prima (1909), conservata al Museum of Modern Art di New York, è una bozza preliminare e vi sono rappresentati cinque ballerini che danzano tenendosi per mano ma le fattezze dei corpi e dei volti sono appena schizzati.  Nella seconda versione dell’opera (1910), ora al Museo dell’Hermitage a San Pietroburgo, la pelle dei ballerini è colorata con una forte tonalità rossa. Oltre al rosso, nella parte bassa c’è il verde a rappresentare la terra mentre in alto domina il blu che rappresenta l’Universo. La scelta dei colori per Matisse esprime l’energia che punta al mantenimento dell’armonia e dell’unione, affinché il movimento continui senza tregua. Il quadro vuole trasmettere il senso della lotta per la vita e un desiderio di equilibrio universale che il pittore ha espresso in molte altre sue opere. Scriveva «il mio obiettivo è rappresentare un’arte equilibrata e pura, un’arte che non inquieti né turbi. Desidero che l’uomo stanco, oberato e sfinito ritrovi davanti ai miei quadri la pace e la tranquillità».

VIAGGI

Imperterrito globe trotter, per sublimarne essenze e magnetismi l’artista viaggia in paesi diversi: l’Italia, l’Algeria, la Russia, il Marocco. Dall’incontro con il giovane Pablo Picasso arguisce che entrambi hanno una smisurata passione per l’arte delle culture primitive. Nel 1930 l’artista si reca a New York, San Francisco, e si spinge fino a Tahiti, dove prese ispirazione per la serie Polinesia, il mare, 1946.  Durante la sua visita ai Mari del Sud, in particolare, Matisse realizzò una serie interminabile di disegni. Influenzato in particolare dall’Esposizione Universale del 1900, dove ammirò i padiglioni dei paesi islamici, dal 1906 al 1913 l’artista francese compì vari viaggi anche in nord Africa.

ARABESQUE

Quì Matisse assorbe la variopinta anima orientale con i suoi colori turchesi e verdi Il pittore e la sua modella, interno studio, (1921). I suoi soggetti sono donne dalla fisicità straripante che esprimono una sensualità e un fascinoso intenso, sdraiate come sono su tappeti o sofà e contornate da morbidi cuscini. Di Odalische, Matisse ne dipinse circa cinquanta; una di queste è Odalisca con i pantaloni grigi, (1926-27).  I cromatismi dei manufatti, le decorazioni, le ceramiche e i tappeti presenti nell’arte bizantina, diventano per l’artista francese il leitmotiv di una profonda esplorazione sulla pittura e sull’estetica del colore e della linea. Matisse interpreta tutti i nuovi elementi con straordinaria modernità in un linguaggio che, insensibile della scrupolosità delle sagome naturali, accarezza l’inarrivabile. L’amore per l’arte islamica, con il suo rifiuto per la rappresentazione e i suoi spazi ritmici e ripetitivi, contribuiva ad allontanarlo dalla tradizione occidentale, a cui solo lo legava una concreta sintesi dei “primitivi” italiani. “La preziosità o gli arabeschi non sovraccaricano mai i miei disegni, perché quei preziosismi e quegli arabeschi fanno parte della mia orchestrazione del quadro. La rivelazione mi è venuta dall’ Oriente.”  Questo scriveva Henri Matisse nel 1947. “Matisse ha il sole nella pancia”, diceva ammirato Pablo Picasso, suo grande amico e rivale.


I COLLAGES

Dipingere con le forbici


Nel 1941 gli fu diagnosticato un cancro duodenale e fu costretto permanentemente su una sedia a rotelle. Non potendo più uscire Matisse, il grande maestro dei colori, aveva deciso di “portare il giardino dentro casa”, trasformando i muri del suo studio di Vence, nel sud della Francia, in un tripudio di forme, colori, fiori e piante fino ad ottenere il bilanciamento desiderato del colore e della forma come la partitura e l’intensità cromatica dei dipinti Icaro, dalla raccolta “Jazz” tavola VIII, (1946-1947). Nessun altro grande artista aveva creato i collages (gouaches découpées) con così estrema semplicità; di questo periodo è Il Pappagallo e la Sirena (1952 – 1953). Deriso spesso dai critici di allora, l’artista ha ritenuto che questa nuova vita con i collages fosse un’espansione del suo spirito creativo. “I ritagli di carta“, disse, “mi permettono di disegnare nel colore. È più semplice per me. Invece di disegnare i contorni e mettere il colore all’interno -modificando l’uno con l’altro – disegno direttamente dentro il colore”.

Era sempre e solo lui sulla sedia a rotelle a usare le forbici creando le forme che voleva con grande rapidità, destrezza e precisione, sempre lui a scegliere i colori da usare, mentre le sue assistenti appuntavano e poi incollavano le maquette di carta sui grandi fogli attaccati ai muri dello studio. Per spiegare il suo dinamismo e la sua vitalità Matisse disse che un vero artista “non dovrebbe essere mai prigioniero di se stesso, della sua reputazione, del suo stile o del suo successo”. 

Una parte importante del fascino di questi lavori va ricercata nella loro semplicità quasi infantile, ed è in questa magia che Matisse celebra la gioia della creatività che si trova spesso nei bambini che dipingono e creano senza pregiudizi.

Non un abbandono della pittura ma, come cita Matisse “dipingere con le forbici”. Una sperimentazione che gli ha dato la possibilità di creare un ambiente artisticamente attraente e fresco. Questo ritagliare che ha scatenato una raffica di creatività e inventiva

era forse una resistenza all’idea della morte? L’eccitazione dell’artista trae energia vitale da questi ritagli trasformandosi in una potenziale proliferazione, flusso ed espansione spaziale?

LA MORTE A NIZZA

A causa delle condizioni di salute sempre più precarie, negli ultimi anni l’artista era spesso ospite delle suore domenicane del monastero di Vence. Quì progettò e realizzò per loro la Chapelle du Saint-Marie du Rosaire (1952), che fu da lui abbellita con pitture subito diventate famose e molto visitate. «Nell’occasione di quest’opera, in cui la sensibilità dell’autore appare accresciuta dalla scoperta dell’anima spirituale di ogni creazione artistica “L’artista o il poeta possiedono una luce interna che trasforma gli oggetti per farne un mondo nuovo, sensibile, organizzato, un mondo vivo che è in sé segno infallibile della divinità» (Marie-Thérèse Pulvenis de Séligny, Avvenire del 17 settembre 2013). Henri Matisse morì per un attacco cardiaco nel 1954, all’età di 84 anni. È sepolto nel cimitero del Monastero di Cimiez a Nizza.


OPERE PRINCIPALI:

  • Gioia di Vivere(1906)
  • Armonia in Rosso – la tavola imbandita (1908)
  • L’algerina (1909)
  • La Danse (1910)
  • Odalisca con i pantaloni grigi (1926-27)
  • Signora in blu (1937)
  • Due ballerini 1937-38
  • Il Cavallo, il Cavaliere e il Clown 1943-4
  • Polinesia, il mare 1946
  • Icaro 1946-1947
  • La Cappella del Rosaio a Vence 1952
  • Il Pappagallo e la Sirena 1952 – 1953

Citazioni

“Il colore soprattutto, forse ancor più del disegno, è una liberazione„

“Ci sono fiori dappertutto per coloro che vogliono guardare„

“Nel campo dell’arte, il creatore autentico non è solo un essere particolarmente dotato, è un uomo che ha saputo ordinare in vista del loro fine un insieme di attività, delle quali l’opera d’arte è il risultato finale„

L’esattezza non è la verità, diceva Delacroix„

“Non dipingo cose, dipingo le differenze tra le cose„

“Chiunque si dedichi alla pittura dovrebbe iniziare tagliandosi la lingua„

“L’Impressionismo è il quotidiano dell’anima„

“Voglio raggiungere quello stato di condensazione delle sensazioni che costituisce un dipinto„

“Il jazz è ritmo e significato„

“Vedere è già di per sé un atto creativo„

“Deriva la felicità in te stesso da una buona giornata di lavoro, dall’illuminare la nebbia che ci circonda„

PABLO PICASSO

Pablo Picasso

Nascita: 25 ottobre 1881, Malaga 

Morte: 8 aprile 1973, Mougins


Pablo Picasso (1881 – 1973), è stato uno dei più leggendari artisti del Novecento, uno dei più influenti e rivoluzionari pittori nella storia dell’arte occidentale. Pittore, scultore e litografo, Pablo Picasso è stata la personalità imponente nella nascita e nell’evoluzione del cubismo, decretando i principi ispiratori per l’arte astratta.

Enorme era la sua abilità come disegnatore, anche quando i suoi lavori si esprimevano astrattamente, l’architettura dei suoi personaggi era rigorosa. La loro forma e portamento sfioravano la perfezione.

Sperimentare era il suo credo, Picasso non temeva di appropriarsi di stimoli altrui e di fonderli, provocando se stesso e i suoi estimatori. Era rapace nella ricerca ossessiva di nuove sollecitazioni durante tutti i periodi creativi.

Passioni, paure e i suoi odi, uno spettro di sentimenti. Nella sua opera il maestro di Malaga ha raccontato nelle minime sfumature le vicende più intime e profonde della sua vita.

Dotato di sterminata capacità di realizzare quadri realistici, preferì l’ignoto percorso dell’astrazione, sfrondandone i dettagli e forgiando in esso lo sconfinato genio dell’arte. Queste le motivazioni per cui Picasso è considerato un genio della pittura e le sue opere hanno una così alta quotazione sul mercato dell’arte da quasi un secolo.

BIOGRAFIA

Il giovane Picasso

Era un bambino prodigio. Sotto la formazione accademica di suo padre, ha sviluppato il suo talento artistico a un ritmo straordinario. All’età di 13 anni ha superato l’abilità del padre, professore alla scuola di Belle Arti.

La famiglia si trasferì a La Coruña nel 1891, dove rimase circa quattro anni. Con inconsueta bravura per un quindicenne, eseguì mirabilmente il ritratto della sorella alla Comunione; una strabiliante realizzazione da maturo pittore di fine ottocento senza le titubanze dell’età.

Nel 1895 un successivo trasferimento della famiglia a Barcellona ​​dove Pablo Picasso studiò nella locale accademia. La sua visita a Horta de Ebro dal 1898 al 1899 e la sua adesione al gruppo del caffè Els Quatre Gats nel 1899 circa, dove fece la sua prima mostra, furono fondamentali per la sua iniziazione nel mondo artistico. Nella città catalana afferrò gli stimoli dell’innovazione progressista cogliendone i fermenti che avrebbe poi sviluppato a Parigi.

Nel 1904 Picasso si stabilì a Parigi, a Montmartre. E’ un periodo molto duro  per l’artista; nei primi tempi si scontra con la povertà anche se ha il privilegio di frequentare intellettuali e personaggi autorevoli come il pittore André Breton e il critico e poeta Max Jacob, che lo aiuta economicamente.

È il momento del dubbio e della confusione, Pablo Picasso non riesce a trovare la nota giusta nel policromo pentagramma per inserirsi repentinamente nell’ambiente pittorico di Parigi.

Un artista così giovane dotato di uno straordinario bagaglio tecnico sarà accondiscendente verso una moda imperante tradizionalista? È immaginabile per lui troncare del tutto il legame con la sua cultura accademica?

Il lessico creativo di Picasso che si protrarrà per tutta la sua lunga carriera, emerge già dalle prime opere. Tutti i principali stili di pittura contemporanea dal 1900 al 1906, dall’impressionismo all’Art Nouveau, sono da lui sperimentati.

Il suo stile non poteva restare il medesimo, visto gli impulsi che lo bersagliavano, ma cambiò con estrema rapidità ed ebbe ininterrottamente una spirale evolutiva negli anni. Questo costante mutamento oltre i limiti è stato un segno del genio di Picasso.

All’inizio del novecento Parigi era il centro del mondo artistico internazionale e già grandi personalità come Claude Monet, Paul Cézanne, Vincent Van Gogh e Henri de Toulouse-Lautrec, avevano osato valicare i confini della rappresentazione del mondo visibile.

Proprio in questa confusa e nebbiosa contingenza artistica Picasso emerse quando nel 1904 aprì il suo primo atelier in un vecchio fabbricato, il Bateau Lavoir.

Quì furono dipinti i primi quadri che avrebbero rivoluzionato la storia dell’arte. Lo studio si trasformò ben presto in un cenacolo per artisti, scrittori e mecenati all’avanguardia nella Parigi di inzio secolo. Questo gruppo comprendeva il pittore Juan Gris, lo scrittore Guillaume Apollinaire e i collezionisti americani Leo e Gertrude Stein.

Il periodo Blu

Figure smagrite e dallo sguardo assente, prostitute e mendicanti, creature angosciate, derelitti ritratti con il colore del blu e sfumature di turchese, sprofondati in una malinconica tristezza erano i soggetti preferiti dall’artista. Gli anni tra il 1901 e il 1904 sono conosciuti come il Periodo blu di Picasso, segnato dal suicidio dell’amico Carlos Casagemas, nel 1901.

L’atmosfera decadente di questo periodo, la cupa depressione di un’anima in balia della miseria velata dalle immagini con il colore blu, è il simbolo delle ristrettezze personali del pittore negli inizi del secolo, quando spesso dava fuoco alle sue tele per scaldarsi. The Old Guitarist (1903) e La Vie (1903) sono due esempi straordinari di questi anni.

Il periodo Rosa

A partire dalla tarda primavera del 1904 e per tutto il 1905 Pablo Picasso non stravolse solo l’apparato cromatico ma adottò una tavolozza più leggera composta da gradazioni più calde e delicate con una prevalenza di toni rossastri e rosa, i suoi soggetti erano più vivaci.

Fu attratto dagli artisti circensi del Cirque Medrano dove un gruppo itinerante di agili acrobati, clown, equilibristi, musicisti e delicate ballerine intrattenevano il pubblico, dando così inizio a quello che i critici qualificano Il periodo rosa.

Un’atmosfera idilliaca e il rosa nelle sue sfumature più leggere danno vita a un clima di fanciullesca ingenuità, accentuata dalla pastosità e raffinatezza del disegno. Il periodo rosa fu per Pablo Picasso un momento felice, gioioso e, ancora più importante, di grande valore artistico.

Il quadro Family of Saltimbanques (1905) e Boy with a Pipe (1905), venduto per 104 milioni di dollari nel 2004, sono due delle opere più famose di questo periodo.

L’influenza della scultura iberica e africana

Nella primavera del 1906 Picasso aveva visto una mostra sulla scultura iberica e africana al Louvre. Queste circostanze, coniugate alla complicità di Cézanne con il suo ascendente, diedero vita ad un evento di assoluta rilevanza.

Influenzarono così tanto l’artista da incitarlo a conseguire la sua più alta espressione in una delle opere più rivoluzionarie e controverse nell’intero percorso del pittore spagnolo, Les Demoiselles d’Avignon (1907) raffigurante cinque prostitute spagnole che sembrano arrabbiate e primitive, tecnicamente assente la prospettiva pittorica.

L’opera, sconvolgente e inquietante per il momento storico, diede vita ad un grande scandalo tanto che fu esibita in una mostra solo dopo dieci anni. La tela realizzata ad olio segnò un baratro non solo con i lavori precedenti dell’artista, ma scavalcò d’un balzo quanto prodotto nella pittura del novecento.

In questa rielaborazione del primitivismo e la rinuncia della prospettiva, Pablo Picasso si discosta definitivamente dalla pittura formale europea. Questa opera è all’unanimità ritenuta l’anticipazione della stagione cubista, essenziale nell’evoluzione dell’arte 

Pablo Picasso. Il Cubismo

Cubismo analitico

Questa fase (1909-1912) è una tra le più impegnative nella carriera dell’artista, è caratterizzata dal ridurre ai minimi termini i volumi e lo spazio. I paesaggi, le figure e gli oggetti, rappresentati in una frenetica scissione cromatica, si scompongono in piani e forme geometriche elementari, sintetizzati con 3 elementi: cono, cilindro sfera.

La sintesi volumetrica della scultura africana, abbinata all’impiego di una

ristretta gamma degli ocra e dei grigi, portò Picasso e Braque alla creazione e condivisione del  primo cubismo, quello analitico.

L’immagine reale di una natura  morta  va in frantumi, e un viso, una chitarra, un boccale, un bicchiere, un violino, un frutto si disintegrano in una moltitudine di corpuscoli.

Lo stile caratterizzante di questo primo periodo si evince da opere come: Il poeta

(Venezia, Collezione Peggy Guggenheim, 1911) e Suonatore di fisarmonica (New York, Solomon R. Guggenheim Museum, 1911), Nudo della foresta di Picasso e Case all’Estaque di Braque.

Il cubismo,ancora oggi a un secolo di distanza, è considerato il movimento inquietante e rivoluzionario che più di ogni altro ha influenzato l’arte del 900.

Nel 1911 Pablo Picasso, pazzoide e stravagante di carattere, fu sospettato assieme all’amico Guillaume Apollinaire di aver trafugato la Gioconda dal Museo del

Louvre. Inutile dire che i due giovanotti senza arte ne parte furono scarcerati perché innocenti.

Cubismo sintetico

La fase successiva (1912-1919) del movimento cubista definito ‘sintetico’ partì nel 1912, caratterizzato dall’introduzione progressiva di lettere stampate, listelli di legno, trompe l’œil, collage e il papier collé, incollati esplicitamente sulle tele.

L’artista rappresentò contemporaneamente molti punti di fuga dello stesso oggetto, per mezzo di veri collages di realtà amalgamati nella tela. La stessa tecnica, che Braque utilizzò nel suo quadro Piatto di frutta e bicchiere. Sono di questo periodo Chitarra

(tecnica del papier collé) (New York, Modern Art Museum, 1913) e Bottiglia di Vieux Marc, bicchiere e giornale del 1913

Parigi e le donne

“Cambiò le sue amanti ogni volta che ha cambiato stili di pittura”, questo si è detto di Picasso. Molti dei suoi ritratti sono delle sue mogli, amanti e modelle. A Parigi Picasso conosce Fernande Olivier (1881-1966), che fu la prima relazione di Picasso e modella di molti dipinti del periodo Rosa. Sebbene Fernande fosse sposata, rimase con Picasso per 7 anni.

Fernande lasciò Picasso nel 1912, mesi dopo che il maestro si interessò a Marcelle Humbert, conosciuta come Eva Gouel (1885-1915). Picasso fu devastato dalla sua morte prematura a causa di tubercolosi o cancro nel 1915 e immortalò il suo amore per Eva dipingendo “I Love Eva”

Nel 1917 la ballerina Olga Khokhlova (1891-1955) incontrò Picasso mentre l’artista stava progettando il balletto Parade a Roma, che doveva essere eseguito dal Ballet Russe di Sergej Djagilev. Si sposarono a Parigi nel 1918 e vissero una vita di lotte. Lei apparteneva all’alta società mentre Picasso era più bohémien. Il loro figlio Paulo è nato nel 1921 e morto nel 1975.

Nel 1927 conobbe Marie-Thérèse Walter (1909-1977), una ragazza di 17 anni che viveva in un appartamento di fronte a lui (era ancora sposato con Olga). Marie-Thérèse e Picasso ebbero una figlia, Maya nel 1935. La relazione di Picasso con Marie è stata mantenuta da Olga fino a quando non le è stato detto della gravidanza di Marie. Questa morì impiccandosi nel 1977, quattro anni dopo la morte di Picasso.

Marie divenne comprensibilmente gelosa quando Picasso iniziò ad innamorarsi di Dora Maar (1907 -1997) nel 1936, stimata fotografa, ben introdotta nella cerchia dei Surrealisti, colta, spregiudicata, indipendente.

Fu lei che documentò con le foto la realizzazione di Guérnica (1937). Diventò compagna e amante costante dell’artista dal 1936 all’aprile del 1944. Picasso si riferiva a Dora come la sua “musa privata“.

Nel 1943 a 62 anni,  cominciò a frequentare la giovane studentessa d’arte Françoise Gilot (nata nel 1921). I loro due figli furono Claude (1947) e Paloma (1949) che fu chiamata così per la colomba che Picasso dipinse a sostegno del movimento per la pace. La Gilot, umiliata dai tradimenti di Picasso con altre donne e dalla sua natura violenta, lo lasciò nel 1953.

Nel 1944 Genevieve Laporte, nata nel 1927, intervistò Picasso per un giornale scolastico. Anni dopo, nel maggio del 1951, iniziò  la loro relazione quando la giornalista visitò il settantenne Picasso nel suo studio mentre viveva ancora con Françoise Gilot. Dopo aver rifiutato l’invito di Picasso a trasferirsi con lui a St. Tropez, lo lasciò nel 1953 nello stesso momento in cui Françoise lasciò l’artista.

All’atelier Madoura, dove Picasso creò le sue ceramiche, sconfortato e in solitudine, incontrò Jacqueline Roque (1926 -1986). La conquistò mandandole una rosa al giorno; si sposarono nel 1961 e negli 11 anni del loro matrimonio lui le farà 400 ritratti

Quando Picasso morì l’8 aprile 1973, Jacqueline, che era stata con Picasso per 20 anni, impedì ai figli di Picasso, Claude e Paloma, di assistere al suo funerale. Jacqueline è morta sparandosi nel 1986.

Picasso e l’Italia

Nel 1917 Jean Cocteau invitò Picasso ed Erik Satie a fare un viaggio a Roma per incontrare il famoso impresario Sergej Djagilev dei Ballets Russes. La collaborazione di Picasso per il balletto e le produzioni teatrali erano iniziate un anno prima.

Picasso assieme ai suoi amici visitò Roma, Napoli e Pompei, un viaggio indimenticabile soprattutto per il pittore spagnolo, molto influenzato dalla vita popolare della città del golfo, con le maggiori espressioni della cultura tradizionale napoletana.

A Roma, città in cui vive il contatto con i tesori archeologici e i grandi pittori del Rinascimento, riesce a declinare una personalissima visione dell’antichità classica.

Il risultato dei due mesi del soggiorno romano fu proprio il sipario del balletto Parade (1917), la più grande opera da lui mai realizzata, una tela di diciassette metri di base per undici di altezza, conservata al Centre-Pompidou di Parigi

Poco dopo, il suo lavoro fu caratterizzato dal neoclassicismo e da un rinnovato interesse per il disegno e la rappresentazione figurale. Negli anni ’20 l’artista e sua moglie, Olga (che aveva sposato nel 1918), continuarono a vivere a Parigi, a viaggiare spesso e a trascorrere le loro estati in spiaggia.

Dal 1925 al 1930 Picasso fu coinvolto in una certa misura con i surrealisti, e dall’autunno del 1931 era particolarmente interessato alla scultura. Nel 1932, con le grandi mostre alle Galeries Georges Petit, a Parigi e al Kunsthaus di Zurigo e la pubblicazione del primo volume del catalogo ragionato di Christian Zervos, la fama di Picasso aumentò notevolmente.

Gli anni della maturità:

Sculture e ceramiche

La scultura è stata per Picasso uno strumento permanente per una reinvenzione costante. Ha ricercato ogni volta con nuovo impeto ed entusiasmo giovanile le innovative opportunità di questa antica e nobile espressione artistica.

Utilizzando materiali e tecniche non convenzionali, nel corso della sua lunga carriera, Pablo Picasso sviluppò una profonda passione per la modellazione. A differenza della pittura, l’arte scultorea ha occupato uno spazio personale e sperimentale come artista autodidatta, pronto come sempre alla totale trasgressione.

All’atelier Madoura Realizzò sculture in bronzo, modellate in gesso, ferro saldato, filo di ferro, chiodi, frammenti di legno, lamiere piegate e assemblate in tutti i modi. Così sono esaudite le sue fantasiose opere tridimensionali. Ha creato una chitarra a grandezza naturale, violini, mandolino, clarinetto e bicchieri.

Colori vividi con cui l’artista ha completato questi rilievi e piccoli oggetti sono importanti quanto i materiali insoliti che ha usato. Famosa è l’opera bicchiere di assenzio (1914) un cucchiaio di assenzio sormontato da una zolletta di bronzo, che richiamava la paglia dello chansonnier Maurice Chevalier. Picasso si dilettava con la compagnia delle sculture come fossero la sua famiglia, ricreandole in una varietà di materiali e ambientazioni. La maggior parte le ha tenute in suo possesso durante la sua vita. Solo nel 1966, attraverso la grande retrospettiva di Parigi Hommage à Picasso, un vastissimo pubblico ha potuto ammirare questo lato recondito del suo sterminato lavoro.

La morte a Mougins (1973)

Pablo Picasso, il titano dell’arte del 20 ° secolo, dopo alcune settimane di malattia, morì novantunenne l’8 aprile del 1973 a Mougins nella sua villa sulla collina di Notre Dame de Vie. Il Dr. Jean-Claude Rance attribuì il decesso ad un edema polmonare. Con lui c’era l’ultima moglie Jacqueline Roque, sposata nel 1961, e suo figlio Paolo. Si era ritirato in esilio a sud della Francia dal 939, quando il Generalissimo Francisco Franco prese il potere in Spagna durante la guerra civile di tre anni. Il grande artista stava assemblando circa 200 dei suoi dipinti per una grande mostra al Festival delle Arti di Avignone al Palais dei Papi


Picasso: Opere più importanti

  • Les Demoiselles d’Avignon (1907)
  • Guernica (1937)
  • Blu nude (1902)
  • The Blind Man’s Meal (1903)
  • The Old Guitarist (1903)
  • Testa di donna (Fernande) (1909)
  • Maquette for Guitar (1912)
  • Three Musicians (1921)
  • Glass of Absinthe (1914)
  • Girl Before a Mirror (1932)
  • Dora Maar in an Armchair (1939)
  • La Capra (1950)

Musei

Museo Picasso, Barcellona

Inaugurato nel 1963, il Museo Picasso rivela il legame stretto e inseparabile temprato dall’adolescenza all’età adulta, fino alla morte. Circa 4.251 opere compongono la collezione permanente del geniale pittore e scultore. Il Museo Picasso è il punto di riferimento per la conoscenza della vita artistica di Pablo Picasso. Il museo ospita anche un’importante rappresentazione di opere del 1917 e la serie di Las Meninas

(1957), oltre a una collezione completa di incisioni.

Link: museupicasso.bcn.cat (http://www.museupicasso.bcn.cat/)


Museo Picasso, Malaga

Il Museo è stato creato per espresso desiderio di Pablo Picasso in onore alla sua città. L’idea iniziale sorse nel 1953, dal contatto tra Picasso e Juan Temboury Álvarez, ma il progetto decadde. Christine Ruiz-Picasso, la vedova del figlio Paul Ruiz-Picasso, ha ripreso il progetto nel 1996, e dopo 50 anni nel 2003, il museo è stato ufficialmente inaugurato dal re Juan Carlos I e dalla regina Sofia di Spagna. Le donazioni della nuora di Picasso, circa 233 opere ,costituiscono il nucleo della Collezione.

Link: museopicassomalaga.org (http://museopicassomalaga.org)

Musée national Picasso, Parigi

La collezione del Museo Picasso di Parigi è il frutto di due donazioni concesse allo Stato dagli eredi di Pablo Picasso nel 1979 e quelli successivi da Jacqueline Picasso nel 1990. Parenti e Amici dell’artista hanno donato importanti lasciti e

donazioni completando e arricchendo questo insieme di capolavori. Circa 300

dipinti, 250 sculture, incisioni, studi, quaderni di schizzi, schizzi a matita, a carboncino, inchiostro, pastello, acquerello tutti su carta a testimoniare il processo creativo dell’artista.

Link: museepicassoparis.fr (http://museepicassoparis.fr)

Citazioni

“A quattro anni dipingevo come Raffaello, poi ho impiegato una vita per imparare a dipingere come un bambino”

“L’arte spazza la nostra anima dalla polvere della quotidianità”

“Uno non dipinge ciò che vede, ma ciò che sente, quello che dice a se stesso riguardo a ciò che ha visto”

“Dipingere non è un’operazione estetica: è una forma di magia intesa a compiere un’opera di mediazione tra questo mondo estraneo e ostile e noi”

Ogni bambino nasce artista. Il problema è poi come rimanerlo quando si cresce. “Attraverso l’arte noi esprimiamo la nostra concezione di ciò che la natura non è”

L’arte non è l’applicazione di un canone di bellezza ma ciò che l’istinto e il cervello elabora dietro ogni canone. Quando si ama una donna non si comincia sicuramente a misurarle gli arti”

“I colori, come i lineamenti, seguono i cambiamenti delle emozioni”

“Ci si mette molto tempo a diventare giovani”

“Perché in casa mia non ci sono appesi miei dipinti? Perché non posso permettermeli”

PAUL KLEE

Nascita: 18 dicembre 1879, Münchenbuchsee Morte: 29 giugno 1940, Muralto


Corrente Artistica:

Espressionismo 

Astrattismo 


Paul Klee (1879 – 1940), un gigante dell’arte del XX secolo è uno dei più grandi innovatori geni creativi. Brillante, fantastico, Paul Klee, con l’euforia  dei suoi quadri straccia ogni facile catalogazione. Cubista, surrealista, simbolista ed espressionista, nell’olimpo dell’arte Paul Klee è menzionato tra i grandissimi del ‘900, come Matisse, Picasso, Mirò e Kandinsky.

Influenzando profondamente sull’uso dei materiali, delle tecniche, forme e immagini del modernismo europeo, Paul Klee, questo affascinante artista, ha avuto un grande impatto sull’astrattismo, una figura totale, incidendo sul lavoro di Rothko, Miró e Pollock.

Eppure, con tale enorme statura, c’è ancora molto da indagare per mettere in luce il rigore e gli aspetti più innovativi del suo lavoro, attraverso disegni, acquerelli e le sue tele i “quadri magici”.

Biografia

Paul Klee da giovane, dalla musica alla pittura

Klee, acquarellista tedesco, pittore e incisore di opere fantastiche, è nato a Münchenbuchsee, nei pressi di Berna, figlio di un insegnante di musica tedesco e madre svizzera. Inizia a suonare violino all’età di 7 anni con eccellenti risultati (viene invitato a 11 anni a suonare per la Bernische Musikgesellschaft, Bern Music Society) ed impara ad amare soprattutto la  musica del XVIII e e XIX secolo, Bach, Mozart, Beethoven.

Nutriva invece forte critica nei confronti della musica moderna per via del progressivo “declino” a livello di significati e contenuti.

Si orientò quindi ben presto verso un’altra arte, la pittura.

Già a sedici anni dimostrava ottime doti paesaggistiche e caricaturali (famoso il suo diario sul quale spesso disegnava). Passa a fatica gli studi presso il “Gymnasium” di Berna notando, con il suo tipico umorismo: “Dopo tutto, è difficile passare con

l’esatto minimo, e ciò comporta dei rischi!”.

Contro la volontà dei suoi genitori, nel 1898 si trasferisce a Monaco per studiare presso l’Accademia di Belle Arti. In quel periodo, in gran parte trascorso in locali frequentando modelle e donne di ogni estrazione, ricorderà in seguito: “Durante il terzo inverno ho anche realizzato che probabilmente non imparerò mai a dipingere”.

Visita l’Italia con lo scultore Haller per ampliare la sua conoscenza dell’arte, poi ha vissuto a Berna (1902-6). Nel 1905 si recò a Parigi, dove conobbe le opere degli impressionisti, preferendo pur sempre Van Gogh e Cézanne.

Nel 1906 si stabilì a Monaco, dove entrò a far parte del gruppo di artisti espressionisti Der Blaue Reiter (Il cavaliere azzurro), di cui Kandinsky, August Macke e Gabriele Münter sono gli esponenti di spicco.

La formazione e ” Der Blaue Reiter (Il cavaliere azzurro)”

Nel 1906 sposa la pianista bavarese Lily Stumpf, che gli regala un bambino, Felix Paul. Vivono in una zona periferica di Monaco, e per cinque anni Paul Klee cerca un nuovo approccio per la sua arte, dividendo il suo tempo fra la cura della casa e la pittura.

Nel corso di un viaggio a Parigi strinse amicizia con Robert Delaunay, pittore cubista, ed ebbe modo di apprezzare soprattutto le opere, di Braque e Picasso. Nel 1924, con Kandinsky, Jawlensky e Feininger, dette vita al gruppo Die Blauen Vier (I Quattro Azzurri), con il quale espose anche in America. Partecipò anche alla mostra parigina dei surrealisti nel 1925.

Paul Klee, sovente etichettato come sognatore, è in realtà un grande innovatore nell’uso della linea, delle tecniche di pittura e del colore, svelando la rivoluzione e il rigore con cui ha creato il suo lavoro. Egli disegna come sui miraggi e sulle ossessioni, leggende o visioni catastrofiche, senza tralasciare l’impronta molto profonda sul paesaggio, il ritratto, l’architettura e le fantasie astratte.

Il suo acquerello è essenzialmente irreale, dove giocare con sottili scansioni cromatiche. Un giallo delicato o verde pastello, un blu stemperato o viola malva e arancio solare, tutti che vibrano come note su una nitida carta bianca. Una intera partitura musicale del mondo che lo circonda.

Viaggio in Tunisia, 1914

Essenziale per la sua evoluzione artistica è tuttavia un viaggio in Tunisia che lo affascina e ammalia con uno spettro di colori caldi e atmosfere arabeggianti. Con il suo amico Louis Moilliet e August Macke, nel 1914 visitano Tunisi, Sidi Bou Said, Ezzahra, Hammamet, Sousse, Gabes, Medenine, Zarzis e Kairouan nel deserto. Abbagliato dai colori del paese nordafricano coglie l’occasione di esplorare la luce sfolgorante del deserto interpretata magnificamente nel linguaggio acquarellista.

L’evento dell’auto rivelazione che avrebbe per sempre stravolto la vita di Klee e dell’arte degli anni futuri: “Il colore mi possiede. Non ho bisogno di tentare di afferrarlo. Mi possiede per sempre, lo sento. Questo è il senso dell’ora felice: io e il colore siamo tutt’uno. Sono pittore”, scrive, “lo farà per sempre”*.

Colori puri emergono nei luminosi acquerelli abbozzati durante la permanenza in quei luoghi da fiaba.

Arabeschi, minareti, cupole, cammelli e palme sono impregnati di atmosfere esotiche e fiabesche. Elementi geometrici dai colori lievi danzano ravvicinati in una leggiadra partitura di accordi sonoramente musicali. Curve pennellate che raffigurano vegetazioni che infiammano le forme, verdi, viola, grigi e rose trasferendo la luce, con giravolte come lune e stelle dove si insinua il dettaglio del colore e della trama così sottile.

Se, come nota lo scrittore surrealista francese René Crevel (1900- 1935), i lavori di Klee “sono un processo di creatività spontanea, un museo di sogni senza polvere”, è anche vero che l’innovazione e i temi delle opere dell’artista tedesco rispecchiano le esperienze private, rapportate agli episodi storici che si sviluppano intorno a lui in Europa.

Esploratore del profondo, Klee scruta meticolosamente con gli occhi senza immobilizzarsi al livello immaginativo né di tradurre la mera realtà qualificando così l’artista di oggi ad un piano superiore rispetto ad un semplice robot fotografico.

È molto più enigmatico, ricco e con un’ottica molto ampia in quanto individuo figlio incondizionatamente legato all’umanità e al ritmo cosmico: “una creatura su una stella tra le stelle”, scrive in “Teoria della forma e della figurazione” (1921-1931),  immancabile introduzione al laboratorio creativo del grande pittore. Intuizione poetica ed esperienza .

Gli anni ’30 e l’Antisemitismo

La sua ricerca artistica, anche se vista come una sorta di crescita naturale, resa semplice dalla sua celebre definizione “il disegno è l’arte di condurre una linea a fare una passeggiata” fu in realtà molto severa. Catalogò diverse sue opere secondo un sistema personale e scrisse volumi sulla teoria dei colori.

Le sue tele trasmettono un’esperienza intima paragonata alla lettura di un libro o di uno spartito musicale. Ogni  segno, un quadrato, un triangolo, un cerchio, una linea o un punto consentono al quadro di svilupparsi o crescere, quasi come un organismo vivente.

Il controllo di Klee su tutti gli strumenti adoperati è sempre eccelso, lasciando la sensazione dell’infinito su una groviglio di linee come un manoscritto musicale tridimensionale.

Bauhaus. Arte e Design

Gli anni ’30 porteranno a sconvolgimenti profondi: con l’insorgere di sentimenti antisemiti in Germania, i nazisti licenziano Klee dal suo incarico di insegnante della teoria sull’uso di tecniche e colori al Bauhaus di Weimar, tra gli anni ’20 e ‘30.

È costretto a rifugiarsi in Svizzera con la sua famiglia, mentre le sue opere furono rimosse dalle collezioni e etichettate come “arte degenerata” in Germania.

Nonostante le turbolenze, l’insicurezza finanziaria e politica, malgrado la sua salute in declino, Klee diventa ancora più prolifico, fermando tenacemente ancora nell’animo quel lusinghiero ottimismo che compare nelle allegre tinte di “Parco vicino a Lu” (1938).

La morte in Svizzera

Profondità di sentimento la sua, fino quasi alla fine del percorso, con le opere struggenti dipinte alla fine degli anni Trenta, quando ha sofferto di una malattia devastante che sapeva che lo avrebbe ucciso, lavorando praticamente sino alla morte, in Svizzera, nel 1940.


Opere di Paul Klee più importanti

  • Senecio (1922)
  • Flora on Sand (1927)
  • Fish Magic (1925)
  • Cat and bird (1928)
  • Ad Parnassum (1932)
  • Morte e il Fuoco (1940)

Musei

Museo Zentrum Paul Klee


Il Museo Zentrum Paul Klee aprì le porte nel 2005. Situato a Berna, in Svizzera, grazie alle donazioni di Livia Klêe-Meyer (vedova), il figlio Alexander e della fondazione Paul Klee. Essi costituiscono una raccolta di oltre 4.000 opere, che sono circa il 40% di tutto il lascito all’umanità dell’artista. In questo museo, oltre ad un’infinità di schizzi, tele e manoscritti, troviamo anche molti oggetti privati, come le marionette che realizzò per il figlio Felix.

Link: Zentrum Museum (https://www.zpk.org)

Citazioni*

“Dopo tutto, è difficile passare con l’esatto minimo, e ciò comporta dei rischi!”

“Durante il terzo inverno ho anche realizzato che probabilmente non imparerò mai a dipingere”

“L’arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile ciò che non sempre lo è”

“Se Ingres ha posto ordine alla quiete, io vorrei, al di là del pathos, porre ordine al movimento”

“Tutta l’arte è un ricordo all’origine, è nell’oscurità, i suoi frammenti vivono sempre nell’artista”

“Dietro la varietà delle interpretazioni c’è un ultimo segreto e la luce dell’intelletto si spegne miseramente”

“Un solo giorno basta a farci un po’ più grandi oppure, un’altra volta, un po’ più piccoli”

“Il colore mi possiede. Non ho bisogno di tentare di afferrarlo. Mi possiede per sempre, lo sento. Questo è il senso dell’ora felice: io e il colore siamo tutt’uno. Sono pittore”

“Una volta visto Leonardo non si pensa più alla possibilità di fare molti progressi”

“Il disegno è l’arte di portare a spasso una linea”

“Pur non così temerario da pensare di capire il nocciolo della creatività sono curioso di spiarla quanto più è possibile”

SECESSIONISMO VIENNESE

Il Secessionismo è una corrente artistica sviluppatisi fra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo a Monaco, Berlino e a Vienna.  Caratterizzata da una forte sensualità ed opulenza estetica che si inserisce nel contesto delle avanguardie degli inizi del XX secolo.

L'ufficializzazione di questo movimento avvenne con la cosiddetta “Secessione viennese” che consistette nella creazione di un'associazione di 19 artisti, fra cui pittori e architetti, che si staccarono dall'Accademia di Belle Arti per formare un gruppo autonomo.

Il termine "Secessione Viennese", in tedesco "Wiener Secession" nasce dall'abbandono di parecchi membri del più importante circolo artistico della Mitteleuropa, la Wiener Künstlerhaus (Casa degli Artisti di Vienna) che rappresentava l'Associazione Ufficiale degli Artisti viennesi.

Il successo di questi gruppi nei confronti del classicismo fu, per l’appunto, l’affermazione di un nuovo modo di concepire l’arte: l’artista non era più obbligato a seguire i canoni tradizionali e, soprattutto, non doveva render conto a nessuno di ciò che faceva. Diventava il signore assoluto nella valutazione delle proprie creazioni.


Questa secessione nota anche come l'Unione degli Artisti Austriaci o Vereinigung Bildender Künstler Österreichs, avvenne per le divergenza di idee sullo scopo dell'arte e sul tradizionale orientamento verso lo storicismo di 18 artisti fra cui Gustav Klimt che ne era membro dal 1891.


L'ideale della Gesamtkunstwerk, l'opera d'arte totale, venne esaltato da questi artisti, che progettarono, dipinsero, decorarono in vista di una fusione completa delle arti.

I principali fautori di questo movimento furono Gustav Klimt, Egon Schiele, Koloman Moser, Otto Wagner, Max Fabiani, Joseph Maria Olbrich, Carl Moll, Josef Maria Auchentaller e Josef Hoffmann, alcuni dei quali sono morti nel 1918, a causa della pandemia di influenza spagnola. 

Questo movimento è contemporaneo agli altri movimenti simili sviluppatisi nel resto dell'Europa, ognuno con un proprio nome a seconda della nazione caratterizzato dalla  sua propensione ad un certo recupero della tradizione, ma con l'utilizzo di nuove tecniche e di nuovi materiali.

Secessione Viennese è la definizione che l'Art Nouveau, prende in Austria; in Francia viene denominata Stile di Nancy e Art Deco, "Jugenstil" in Germania, "Liberty, o stile floreale" in Italia, "Modernismo" in Spagna e "Modern style" in Gran Bretagna.



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